La scienza non sarà più la stessa. Più condivisione, cooperazione e solidarietà dopo il Covid-19?

Rivista di Biodiritto, no 1S (2020)

https://www.biodiritto.org/Online-First-BLJ/Online-First-BLJ-2-20-Instant-Forum-Diritto-diritti-ed-emergenza-ai-tempi-del-Coronavirus

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Roberto Caso

I. Viviamo tempi di smarrimento e confusione. In momenti come questi, non è inusuale incontrare opinioni sul futuro. È forse una via di fuga dall’incertezza del presente che ci attanaglia.

Voci autorevoli hanno sostenuto che l’umanità dopo la pandemia del Covid-19 non sarà più la stessa[1]. Gli ottimisti affermano che noi esseri umani saremo migliori. I pessimisti prevedono che ripeteremo gli errori del passato, aggravandoli e aprendo le porte a una nuova minaccia per noi, per le altre specie e per il pianeta.

E la scienza? Sarà migliore? Non è una domanda banale.

Alcuni ritengono che la scienza sia l’unica risorsa che abbiamo per vincere la battaglia contro il nuovo coronavirus. Altri evidenziano che potevamo giungere più preparati a una minaccia che era stata paventata da tempo. Ad esempio, si poteva continuare a investire nella ricerca sviluppata a valle delle ultime gravi epidemie da coronavirus come quelle della SARS e della MERS.

Insomma, se non siamo giunti abbastanza attrezzati di fronte a questa nuova emergenza globale non è solo per il nostro stile di vita, ma anche perché qualcosa non ha funzionato nella scienza nonché nella sua interazione con la società e con le sue istituzioni (a cominciare dalla politica).

II. Uno dei mali della scienza attuale è la confusione tra profitto e ricerca. Tra le ricadute di questa commistione risalta la chiusura della conoscenza scientifica dietro recinti di proprietà intellettuale. La proprietà intellettuale spinge ad arrivare per primi e prendere tutto (in esclusiva). “The winner takes all”. In altri termini, induce più a competere che a cooperare.

Il meccanismo della proprietà intellettuale è stato pensato per il mercato ed è intrinsecamente imperfetto. È imperfetto perché i diritti di proprietà intellettuale sono piccoli monopoli legali, dunque rappresentano anomalie nell’idealizzazione del mercato concorrenziale. Sono anomalie tollerate – dice la teoria dominante[2] – perché, a patto che non siano monopoli troppo estesi, incentivano investimenti nella macchina della produzione dell’informazione che altrimenti non sarebbe in grado di funzionare. Sono anomalie pensate per gli attori del mercato (principalmente le imprese) e non per università e ricercatori.

Nel modello ideale la ricerca di base rimane appannaggio del settore pubblico ed è aperta, priva cioè delle barriere della proprietà intellettuale. È invece sul piano della ricerca applicata e dello sviluppo della tecnologia da parte delle imprese che i diritti di proprietà intellettuale giocano (o dovrebbero giocare) il proprio ruolo incentivante. A patto che, si diceva, l’esclusiva non sia troppo estesa e che sia garantito un ampio e robusto pubblico dominio. Perché la conoscenza si costruisce in modo cumulativo e incrementale, rielaborando le acquisizioni precedenti. Ad esempio, i brevetti per invenzione durano massimo vent’anni. Il copyright non copre le idee, le formule matematiche, i metodi scientifici, i fatti e i dati.

Tuttavia, da alcuni decenni questo modello ha subito due forme di degenerazione. Da una parte, i diritti di proprietà intellettuale sono stati estesi a dismisura alimentando vere e proprie posizioni di dominio sul mercato. Dall’altra, la proprietà intellettuale ha colonizzato il mondo della ricerca di base (originariamente) non orientata al profitto: ad esempio, alcune università hanno acquisito ampi portafogli brevettuali che sfruttano aggressivamente sul mercato.

Di più, i ricercatori, le università e le società scientifiche hanno consegnato il loro sistema di comunicazione e di valutazione a un pugno di imprese. Il diritto d’autore accademico da strumento di libertà e responsabilità si è trasformato in meccanismo di asservimento agli ingranaggi dell’apparato valutativo basato su metriche citazionali[3].

La degenerazione è particolarmente evidente nel settore biomedico. Beni strategici come i vaccini, i farmaci, le banche dati della scienza biomedica e alcune infrastrutture di Internet sono nelle mani di pochi attori del mercato. Le loro scelte sono naturalmente orientate al profitto e non al progresso della conoscenza.

Ad esempio, le grandi case farmaceutiche accumulano brevetti e investono in ciò che in base ai loro calcoli previsionali può garantire profitto[4]. Se la minaccia di un nuovo coronavirus viene ritenuta remota, esse non svilupperanno la ricerca di questo settore.

Ancora. Il sistema di comunicazione e di valutazione della scienza incentrato sulle misure citazionali è chiuso dal lucchetto del copyright (più precisamente: del copyright, dei contratti e delle protezioni tecnologiche). Buona parte di tale sistema è nelle mani di pochi grandi editori commerciali (ora imprese di analisi dell’informazione) che vendono a carissimo prezzo l’accesso temporaneo alle proprie banche dati. Non si tratta solo di una questione di barriere economiche all’accesso. Gli oligopoli della scienza producono gravi effetti collaterali sul piano culturale. È stato, ad esempio, evidenziato che il dominio della lingua inglese come lingua franca della scienza riduce le opportunità di accesso alle informazioni aggiornate da parte dei medici che non la conoscono[5]. In situazioni di emergenza, come quella che stiamo vivendo, ciò rappresenta un grave problema.

La proprietà intellettuale rende inaccessibili a buona parte dell’umanità gli strumenti per difendersi da minacce come il Covid-19. Si pensi ai molti Paesi dell’Africa che non possono certo permettersi né i costosissimi brevetti su farmaci, vaccini e altri dispositivi medici né gli abbonamenti alle banche dati già diventati proibitivi per molte istituzioni accademiche occidentali.

III. Tralasciando i brevetti per invenzione e concentrandosi sul copyright, occorre evidenziare che, dopo l’esplosione dell’epidemia del Covid-19, alcuni grandi editori scientifici hanno aperto le pubblicazioni scientifiche utili allo studio del nuovo coronavirus. Una massa di pubblicazioni che prima era accessibile solo pagando prezzi esorbitanti ora è (temporaneamente) in Open Access[6]. Non si tratta solo di iniziative spontanee, ma anche di risposte a puntuali richieste che vengono da alcuni Paesi[7] e da alcuni enti finanziatori[8].

Più dei gesti “caritatevoli”, parziali e temporanei degli editori commerciali contano le azioni dei ricercatori, dei docenti, dei bibliotecari, delle istituzioni della scienza, dei giornalisti o divulgatori scientifici e del pubblico. Queste azioni potrebbero migliorare definitivamente l’intero ecosistema di comunicazione della scienza e non solo quello riguardante l’attuale emergenza sanitaria.

Ricercatori e istituzioni scientifiche, mettendo a frutto le infrastrutture e le prassi dell’Open Science, stanno compiendo enormi sforzi per condividere in tempo reale le informazioni scientifiche (dati e pubblicazioni). Si pensi alla condivisione dei dati genetici relativi al Covid-19 su banche dati ad accesso aperto[9]. Si pensi alla pubblicazione immediata dei c.d. preprint – bozze non sottoposte alla forma di revisione paritaria oggi in voga che implica procedure lunghissime e opache, per lo più basate sull’anonimato dei revisori – di articoli scientifici, che vengono discussi pubblicamente su archivi ad accesso aperto[10].

I docenti stanno riversando su Internet un’immensa quantità di risorse didattiche.

I bibliotecari costruiscono strumenti di comunicazione che guidano il pubblico verso fonti affidabili e mettono in guardia da bufale e fake news[11].

I giornalisti scientifici moltiplicano i canali di comunicazione che fanno da ponte tra la scienza e il pubblico.

Il pubblico partecipa alla discussione interagendo con gli scienziati, ponendo domande, condividendo dati e formulando opinioni.

Questo nuovo ecosistema non è privo di difetti, di debolezze, di rischi.

a) La struttura attuale di Internet è dominata da grandi piattaforme commerciali come quelle cui fanno capo motori di ricerca e social media. Il principale business di queste entità commerciali si basa sulla profilazione compiuta attraverso il trattamento dei dati personali. In questo momento tutti i mass media e in particolare quelli che operano su Internet stanno orientando il business verso la paura. La paura non è il migliore contesto in cui effettuare scelte razionali.

b) La ruvidità delle dispute tra scienziati appartiene alla storia della scienza. Ma oggi le discussioni tra scienziati si giocano su regole comunicative diverse. Quelle dei social media. Litigi, offese e insulti attirano attenzione e generano traffico di dati, ma fanno velo sulla sostanza del dibattito. Il rischio della semplificazione è tangibile. Alcuni scienziati sembrano più interessati ad apparire che a comunicare[12].

c) Il nuovo ecosistema della scienza che sta nascendo è pur sempre basato su politiche che spingono alla competizione e alla logica del vincitore che prende tutto il prima possibile. Il rischio di vedere sempre più annunci trionfalistici sul vaccino a breve e sul farmaco miracoloso è concreto.

Nonostante questi limiti, il nuovo ecosistema aperto di comunicazione della scienza che sta emergendo con forza in questo frangente della storia è migliore di quello precedente all’avvento di Internet. Maggiore rapidità di circolazione delle informazioni su scala globale, più opportunità di controllare e replicare le ricerche, ampie possibilità di coordinare gli sforzi profusi nello studio.

Se però vogliamo davvero una scienza migliore, dobbiamo ricostruire le fondamenta su cui poggia il sistema di comunicazione. In altri termini, dobbiamo far prevalere la cooperazione sulla competizione. L’apertura significa essenzialmente questo. Più condivisione e solidarietà. Disintossicare la scienza dal veleno della competizione per l’eccellenza[13], tornare su scala planetaria a investire ingenti risorse pubbliche nella scienza e restringere i diritti di proprietà intellettuale sono alcuni tra gli obiettivi politici più importanti. Dal punto di vista dei diritti umani si tratta di dare attuazione al diritto alla scienza[14], anche nell’accezione di diritto ad accedere in modalità aperta ai risultati della scienza, e di metterlo in connessione con il diritto alla salute[15].

A quest’ultimo proposito, nei drammatici giorni attuali colpiscono le discussioni surreali su come (non) attuare l’Open Access nel prossimo esercizio di valutazione della ricerca da parte dell’Agenzia ministeriale deputata alla funzione (il riferimento è alla prossima VQR dell’ANVUR)[16]. Giace oramai da mesi nei cassetti del Senato la timida ma meritoria proposta Gallo che farebbe compiere un piccolo passo all’Italia sulla strada del diritto di ripubblicazione in Open Access[17].

L’esperienza del Covid-19 dimostra che ci sarebbe bisogno di norme coraggiose e di una politica che viri urgentemente e con decisione verso la scienza aperta non incentrata sul mercato.

Se l’auspicato mutamento definitivo del sistema di comunicazione della scienza si verificherà non sarà perché la classe dirigente ora al potere verrà folgorata da una salvifica illuminazione. Sarà per merito delle nuove generazioni che porranno in essere un cambiamento profondo.

IV. La storia dimostra che le grandi epidemie come quelle della peste sono potenti fattori di mutamento della società[18].

Il flagello del Covid-19 ci mette di fronte ad alcune scelte fondamentali che attengono alla politica, alla scienza, al nostro stile di vita, ai valori che tengono insieme la società[19].

Dobbiamo scegliere tra egoismo e solidarietà. Tra chiusura e condivisione. Tra autoritarismo e democrazia.

La scienza è un campo fondamentale sul quale effettueremo queste scelte.
Nel chiudere queste pagine mi torna in mente il “Il giudizio universale” di Vittorio De Sica. Molti ricorderanno la trama. All’improvviso risuona dal cielo una voce stentorea che preannuncia a breve il giudizio universale. Anche le persone più ciniche sembrano mutare d’animo e diventare più solidali e compassionevoli. Ma quando la prospettiva del giudizio e delle sue conseguenze si dissolve (riappare il sole dopo il diluvio), gli esseri umani tornano alle miserie e alle nefandezze di sempre. Speriamo di non dover assistere a un finale simile a quello del film.

Mi piace pensare che non sia solo la paura a far immaginare un mondo migliore, e che, passata l’emergenza, la gente scelga con convinzione la via che anche nella scienza conduce a più condivisione, cooperazione e solidarietà.


[1] D. Grossman, Dopo la peste torneremo ad essere umani, in La Repubblica, 20 marzo 2020, trad. it. A. Shomroni dall’orig. The Plague Is a Formative Event. When It Fades, New Possibilities Will Emerge, in Haaretz, Mar. 21, 2020, https://www.haaretz.com/israel-news/.premium.MAGAZINE-the-plague-is-a-formative-event-when-it-fades-new-possibilities-will-emerge-1.8687842

[2] È noto che ci sono teorie minoritarie che sostengono la dannosità intrinseca della proprietà intellettuale.

[3] R. Caso, La rivoluzione incompiuta. La scienza aperta tra diritto d’autore e proprietà intellettuale, Milano, Ledizioni, 2020, https://www.ledizioni.it/download/26281, spec. 127 ss.

[4] J.E. Stiglitz, Economic Foundations of Intellectual Property Rights, in Duke Law Journal, vol. 57, No. 6 (Apr., 2008), 1693, 1710 ss., 1718-1719.

[5] V. Larivière, F. Shuet, C.R. Sugimoto, Coronavirus et édition savante : une question de transmission, in Acfas Magazine, 13 février 2020, https://www.acfas.ca/publications/magazine/2020/02/coronavirus-edition-savante-question-transmission

[6] V. ad es. Calling all coronavirus researchers: keep sharing, stay open, in Nature, 578 (7) 2020; X. Xu, The hunt for a coronavirus cure is showing how science can change for the better, in The Conversation, Feb. 24, 2020. Tra gli ultimi ad aprire i lucchetti vi è JSTOR, un’immensa banca dati scientifica che incrocia le vicende di Aaron Swartz, il giovane scienziato informatico e attivista statunitense che si batteva per l’Open Access e che era stato accusato di gravi crimini federali americani per essersi connesso alla rete del MIT e aver scaricato una grande quantità di articoli scientifici da JSTOR. Quando il procedimento penale era in corso Swartz si suicidò nel gennaio del 2013 all’età di ventisei anni. V. Neetha K., Aaron Swartz: As JSTOR opens it doors amid pandemic, people laud hacker who fought for access to knowledge, Mar. 22, 2020, https://meaww.com/aaron-swartz-life-users-call-out-jstor-open-access-public-during-coronavirus-pandemic-suicide

[7] S. Harrison, Global Officials Call for Free Access to Covid-19 Research, in Wired, 03.13.2020.

[8] Il direttore di Wellcome Trust chiedeva l’Open Access a tutti i risultati della ricerca sul nuovo coronavirus già il 22 gennaio 2020, v. R. Pells, Coronavirus and Ebola: could open access medical research find a cure?, in The Guardian, Jan. 22, 2020. È da ricordare che analoghi appelli furono lanciati agli editori in occasione delle epidemie di Zika ed Ebola, ma rimasero inascoltati. L’atteggiamento dei grandi editori commerciali è stato definito una criminale ipocrisia: V. W.J. van Gerven Oei, Viral Open Access in Times of Global Pandemic, in Punctumbooks, Mar 19, 2020, https://punctumbooks.pubpub.org/pub/viral-open-access-global-pandemic-covid-19-corona/branch/. L’autore dell’articolo rileva, inoltre, a proposito dell’epidemia di Covid-19 che, mentre ancora gli oligopolisti non si erano mossi, sull’archivio “pirata” Sci-Hub a gennaio 2020 erano già disponibili 5000 articoli sulle ricerche scientifiche correlate alla nuova emergenza.

[9] Il riferimeno è alle banche dati GenBank (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/genbank/), Nextstrain (https://nextstrain.org/), Gisaid (https://www.gisaid.org/). La virologa Ilaria Capua nel 2006 scelse di pubblicare in Open Access su GenBank la sequenza genetica del virus H5N1 dell’influenza aviaria (la vicenda è ripercorsa in Una rivoluzione virale, in Le Scienze, 2 aprile 2016, https://www.lescienze.it/news/2016/04/02/news/una_rivoluzione_virale-3036716/). GISAID è un’iniziativa volta a promuovere la condivisione delle sequenze genetiche di tutte le influenze virali. Si tratta di una delle infrastrutture comunicative delle rete mondiale di monitoraggio dell’influenza. In proposito si veda, per un ampio approfondimento, A. Kapczynski, Order Without Intellectual Property Law: Open Science in Influenza (November 6, 2017). Cornell Law Review, Vol. 102, No. 6, 2017; Yale Law School, Public Law Research Paper No. 623. Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=3066162

[10]  K. Kupferschmidt, ‘A completely new culture of doing research.’ Coronavirus outbreak changes how scientists communicate, in Science, Feb. 26, 2020, https://www.sciencemag.org/news/2020/02/completely-new-culture-doing-research-coronavirus-outbreak-changes-how-scientists

[11] V, ad es., Veneto Health Library, https://venetohealthlibrary.wordpress.com/sars-cov-2-covid-19/, nonché il blog BiblioVerifica della biblioteca Vilfredo Pareto dell’Università Torvergata http://biblioverifica.altervista.org/covid19/?fbclid=IwAR3VRin85fjE3kKH8kBRWA_uBG9n1NiypgJ4GN3NeocHwd4r-cRKxMgC6j4

[12] Cfr. M. Sandal, Il coronavirus sta cambiando il modo in cui pensiamo alla scienza, in Esquire, 10.03.2020.

[13] V. l’appello di V. Pinto, D. Borrelli, M.C. Pievatolo, F. Bertoni, Disintossichiamoci – Sapere per il futuro,  https://www.roars.it/online/wp-content/uploads/2020/02/Sapere-per-il-futuro-documento-1-2.pdf

[14] L. Shaver, The Right to Science: Ensuring that Everyone Benefits from Scientific and Technological Progress, in European Journal of Human Rights, 2015/4, 411.

[15] V. gli art. 27 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e l’art. 15 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Di questi temi si è discusso al “Sesto congresso mondiale sulla libertà di ricerca scientifica” organizzato dall’Associazione Luca Coscioni e da Science for Democracy presso l’Unione Africana ad Addis Abeba il 25 e 26 febbraio 2020. V. il comunicato dell’associazione scritto da F. Binda e A. Boggio, Scienza aperta per combattere il coronavirus, 21.02.2020, https://www.associazionelucacoscioni.it/notizie/comunicati/scienza-aperta-per-combattere-il-coronavirus/

[16] V. l’intervista rilasciata Prof. Antonio Uricchio, Presidente dell’ANVUR, a Italia Oggi il 17 marzo 2020: ANVUR contano le linee guida dell’UE.

[17] Il riferimento è al Disegno di legge n. 1146, Modifiche all’articolo 4 del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n. 112, nonché introduzione dell’articolo 42-bis della legge 22 aprile 1941, n. 633, in materia di accesso aperto all’informazione scientifica. Sulla proposta Gallo v. Caso, La rivoluzione incompiuta, cit., 143 ss.

[18] A proposito della “Peste nera” v. la narrazione di A. Prosperi, Storia moderna e contemporanea. I. Dalla peste nera alla guerra dei Trent’anni, Torino, Einaudi, 2000, 68 ss. Devo il suggerimento della lettura di queste pagine alla collega Maria Chiara Pievatolo.

[19] Cfr. Y.N. Harari, The world after coronavirus, in Financial Times, Mar. 20, 2020.

Open Science vs. Intellectual Property in a Democratic Order

Sesto Congresso Mondiale sulla Libertà di Ricerca Scientifica organizzato dall’Associazione Luca Coscioni e da Science for Democracy presso l’Unione Africana ad Addis Abeba il 25 e 26 febbraio 2020

The evaluation of scientific research is based on data protected by secrecy and intellectual property (e.g., Elsevier Scopus or Clarivate Web of Science). While science has progressed thanks to public dialogue, the current evaluation system is centered on private control of information. This represents a fundamental shift from democratic to authoritarian science. Open Science may confront this change only if it is accepted as the heir, in the digital age, of the values and principles that public and democratic science has traditionally fostered in the age of printing, thus becoming the guardian of a democratic society.

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Diritto d’autore e arte

Letture per un corso (1 aprile 2020)

Slide “Introduzione”

Storia, filosofia, economia e comparazione

Copyrighthistory.org

Immanuel Kant, L’illegittimità della ristampa dei libri (trad. it. di Maria Chiara Pievatolo), 1785

Alessandro Manzoni, Lettera di Alessandro Manzoni al signor professore Girolamo Boccardo intorno ad una questione di così detta proprietà letteraria, 1860

Luigi Einaudi, Rileggendo Ferrara – a proposito di critiche recenti alla proprietà letteraria ed industriale, in Rivista di storia economica, V, n. 4, dicembre 1940, pp. 217-256

Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, 1955

Michel Foucault, Che cos’è un autore?, 1969

Roberto Caso, Alle origini del copyright e del diritto d’autore: spunti in chiave di diritto e tecnologia, 2010

Le teorie generali

Wendy J. Gordon, Robert G. Bone, Copyright, in Encyclopedia of Law and Economics, 1999

William Fisher, Theories of Intellectual Property, in Stephen Munzer, ed., New Essays in the Legal and Political Theory of Property (Cambridge University Press, 2001)

Mario Libertini, Funzioni e ancoraggi apicali della proprietà intellettuale, 2014

Maria Chiara Pievatolo, La comunicazione del sapere. La questione del diritto d’autore, 2007-2016

Il diritto internazionale

Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo

Berne Convention for the Protection of Literary and Artistic Works

Rome Convention for the Protection of Performers, Producers of Phonograms and Broadcasting Organizations

Marrakesh Treaty to Facilitate Access to Published Works for Persons Who Are Blind, Visually Impaired, or Otherwise Print Disabled

WIPO Copyright Treaty (WCT)

WIPO Performances and Phonograms Treaty (WPPT)

WTO TRIPS agreement

Il diritto d’autore dell’Unione Europea

Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea

Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea

La politica legislativa dell’Unione Europea in materia di diritto d’autore

Direttiva 2001/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2001, sull’armonizzazione di taluni aspetti del diritto d’autore e dei diritti connessi nella società dell’informazione

Direttiva (UE) 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019 sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale e che modifica le direttive 96/9/CE e 2001/29/CE

CREATe: EU Copyright Reform

Il diritto d’autore italiano

Legge 25 giugno 1865 n. 2337 sui diritti spettanti agli autori delle opere dell’ingegno (abrogata)

Regio decreto 19 settembre 1882 n. 1012. Testo unico delle leggi 25 giugno
1865, n. 2337, 10 agosto 1875, n. 2652 e 18 maggio 1882, n. 756
(abrogato)

Regio decreto legge 7 novembre 1925 n. 1950. Disposizioni sul diritto di autore (abrogato)

Codice civile, art. 2575-2583

Legge 22 aprile 1941, n. 633, Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio (GU n.166 del 16-7-1941)

Creatività/originalità e dicotomia tra idea ed espressione

Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Terza Sezione) del 1 dicembre 2011, Eva-Maria Painer contro Standard VerlagsGmbH e altri, Causa C-145/10

Corte di Cassazione civ., Sez. I, 19 febbraio 2015, n. 3340, Soc. Universal Music Publishing Ricordi c. De Gregori

Corte di Cassazione civ., Sez. I, 8 settembre 2015, n. 17795, Soc. Dj’s Gang c. Soc. Universal Music Publishing Ricord

Corte di Cassazione civ., Sez. I, 26 gennaio 2018, n. 2039 (caso Vedova)

Plagio e diritti morali 

Roberto Caso, Plagio, diritto d’autore e rivoluzioni tecnologiche (Plagiarism, Copyright and Technological Revolutions) (February 7, 2012). Trento Law and Technology Research Group Research Paper No. 10, http://eprints.biblio.unitn.it/2290/

Giulia Dore, “Il plagio e le norme sociali” in Plagio e creatività: un incontro tra diritto e altri saperi, Trento: Università degli Studi di Trento, 2011, p. 215-249. – (QUADERNI DEL DIPARTIMENTO DI SCIENZE GIURIDICHE; 98), http://eprints.biblio.unitn.it/2278/

Peter K. Yu, Moral Rights 2.0 (October 15, 2010). Landmark Intellectual Property Cases and Their Legacy, Christopher Heath and Anselm Kamperman Sanders, eds., Kluwer Law International, pp. 13-32, 2011; Drake University Law School Research Paper No. 11-28. Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=1692500

Justin Hughes, American Moral Rights and Fixing the ‘Dastar Gap’. 2007 Utah L. Rev. 659 (December 2007) ; Cardozo Legal Studies Research Paper No. 96. Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=618783 or http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.618783 

Arte e diritto

Enrico Bonadio, Nicola Lucchi, How Far Can Copyright Be Stretched? Framing the Debate on Whether New and Different Forms of Creativity Can Be Protected (February 15, 2019). Intellectual Property Quarterly (2019). Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=3495223 or http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.3495223

 Kenneth D. Crews,, Museum Policies and Art Images: Conflicting Objectives and Copyright Overreaching (July 1, 2012). Fordham Intellectual Property, Media & Entertainment Law Journal, Vol. 22, p. 795, 2012. Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=2120210 

Arte appropriativa e Parodia

Matthew Rimmer, Four Stories About Copyright Law and Appropriation Art. Media and Arts Law Review, Vol. 3, No. 4, pp. 180-193, December 1998. Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=594642

Daniel Jongsma,  Parody after Deckmyn. A Comparative Overview of the Approach to Parody Under Copyright Law in Belgium, France, Germany and the Netherlands. (December 22, 2016). 48 International Review of Intellectual Property and Competition Law 652-682 (2017). Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=3192306

Arti visive – Casi

Brancusi 1928

Soc. Gerosa 1929

Medialand Target 2005

Fond. Giacometti 2011

Temple Island 2012

Davoli 2012

Cariou 2013

Manuinvisibile 2016

De.co. 2018

Cofemel 2019

Intelligenza Artificiale

Amanda Levendowski, How Copyright Law Can Fix Artificial Intelligence’s Implicit Bias Problem (July 24, 2017). 93 Wash. L. Rev. 579 (2018). Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=3024938

Eccezioni al diritto d’autore, Fair use e Fair Dealing

Giuseppina (Pina) D’Agostino,  Healing Fair Dealing? A Comparative Copyright Analysis of Canadian Fair Dealing to UK Fair Dealing and US Fair Use (September 13, 2007). CLPE Research Paper No. 28/2007; McGill Law Review, Vol. 53, No. 2, 2008. Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=1014404 or http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.1014404

Il conflitto tra diritto d’autore e ricerca scientifica nella disciplina del text and data mining della direttiva sul mercato unico digitale

Su Zenodo, l’archivio ad accesso aperto del progetto OpenAIRE dell’UE e del CERN, è disponibile il preprint di un mio articolo sulla nuova Direttiva 2019/790 in materia di diritto d’autore nel Mercato Unico Digitale in corso di pubblicazione su Il diritto industriale

https://zenodo.org/record/3633619

Diritto civile

I diritti della personalità

Roberto Caso

Università di Trento

Facoltà di Giurisprudenza

Introduzione

Il diritto civile

Letture:

G. Alpa, Diritto civile 1. Nozione, in Enciclopedia Treccani, 2017

G. Alpa, Diritto civile 2. Storia, fonti, codici, in Enciclopedia Treccani, 2017

G. Pascuzzi, Soldatini e danni collaterali: i settori scientifico-disciplinari, in Roars, 18 gennaio 2014

Letture consigliate:

N. Irti, Diritto civile, voce del Digesto (discipl. priv.), 1990

P. Grossi, La cultura del civilista italiano. Un profilo storico, Milano, Giuffrè Editore, 2002

Persona

Persona, in Enciclopedia Treccani on-line

La persona e i diritti inviolabili

Costituzione italiana, art. 2 (lavori preparatori)

I diritti della personalità

Letture :

G. Resta, Diritti della personalità: problemi e prospettive, in Dir. inf., 2007, 1043, ripubblicato in G. Resta, Dignità, persone, mercati, Giappichelli, Torino, 2014, 73-96

Il metodo casistico

Letture:

G. Pascuzzi, Cosa intendiamo per «metodo casistico»?, Trento Law and Technology Research Papers; nr. 29

Come si legge una sentenza  – Come si reperisce il materiale giurisprudenziale

Letture consigliate:

G. Pascuzzi, Giuristi si diventa, III ed., Il Mulino, 2019, pp. 73-77

G. Pascuzzi, Giuristi si diventa, III ed., Il Mulino, 2019, pp. 103-115

Il ragionamento civilistico

Gli argomenti interpretativi

Letture:

Università di Torino, Tecniche interpretative della Corte costituzionale

Letture consigliate:

G. Tarello, Argomenti interpretativi, in Digesto civ., vol. I, Utet, Torino, 1987, 419

Il problema giuridico

Letture:

G. Pascuzzi, Il problem solving nelle professioni legali, Il Mulino, Bologna, 2017

Come si cerca il materiale giuridico

Letture consigliate:

G. Pascuzzi, Giuristi si diventa, III ed., Il Mulino, 2019, pp. 103-115

Diritto d’autore – Il diritto morale – Il diritto di paternità

Codice civile, art. 2577

L. 22 aprile 1941, n. 633, Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, art. 20

Letture:

Cass. Torino, udienza dicembre 1908; The Gramophone company limited  c. Ricordi ed altri

Cass. 26 gennaio 2018, n. 2039 (caso Vedova)

Il diritto al nome

Costituzione italiana, art. 22

Codice civile, art. 6-9

Corte europea diritti dell’uomo, 11-10-2018

Il diritto all’immagine

Codice civile, art. 10

L. 22 aprile 1941, n. 633, Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, art.96-97

App. Torino Udienza 3 marzo 1903; Pres. Bolognini, Est. Pratis; Maga (Avv. Ceresole) c. Cominetti (Avv.Lorio)

Corte costituzionale, 12 apr. 1973 nr. 38

Cass. 2 maggio 1991, n. 4785 (caso Armani)

Cass. 1 settembre 2008, n. 21995 (caso Marini)

Il diritto alla riservatezza

Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, art. 8

S. D. Warren, L. D. Brandeis, The Right to Privacy, in Harvard Law Review, Vol. 4, No. 5. (Dec. 15, 1890), pp. 193-220

Cass. 27 maggio 1975 n. 2129 (caso Soraya)

A. De Cupis, Il diritto alla riservatezza esiste, in Foro it., 1954, 89

S. Rodotà, Riservatezza, in Enciclopedia Treccani, 2000

La protezione dei dati personali

Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, art. 8

Regolamento (UE) 2016/679

Corte di Giustizia UE, 29 luglio 2019, causa C‑40/17 (caso Facebook)

Il diritto all’identità personale

Cass. 22 giugno 1985 n. 3769 (caso Veronesi)

Cass. 7 febbraio 1996, n. 978 (caso Re Cecconi)

G. Pino, Il diritto all’identità personale ieri e oggi. Informazione, mercato, dati personali, in Libera circolazione e protezione dei dati personali, a cura di R. Panetta, Giuffrè, Milano, 2006, t. 1., pp. 257-321

Il diritto all’oblio

Cass. 9 aprile 1998, n. 3679

Cass., sez. un., 22 luglio 2019, 19681

Corte Giustizia UE grande sezione; sentenza 13 maggio 2014, C-131/12 (caso Costeja)

Corte Giustizia UE grande sezione, sentenza 24 settembre 2019, C‑507/17 (Google c. CNIL)

R. Pardolesi, L’ombra del tempoe (il diritto al)l’oblio, in Questione Giustizia 2017/1

La salute e la vita

Il diritto alla vita e il danno da uccisione

Cass. civ., sez. un., 22 luglio 2015, n. 15350

R. Caso, Le Sezioni unite negano il danno da perdita della vita: giorni di un futuro passato, in Foro it., settembre 2015, I, 2698

Il corpo

Codice civile, art. 5

Cass. civ., sez. I, 16-10-2007, n. 21748

Decisioni e algoritmi

Regolamento (UE) 2016/679

C. Stato, sez. VI, 08-04-2019, n. 2270

La società della sorvegliana

S. Zuboff, Big Other: Surveillance Capitalism and the Prospects of an Information Civilization, Journal of Information Technology (2015) 30, 75–89. doi:10.1057/jit.2015.5

Y.N. Harari, Il mondo dopo il virus, in Internazionale [trad. da Finacial Times], 6 aprile 2020

Il bilanciamento dei diritti

G. Pino, Conflitto e bilanciamento tra diritti fondamentali Una mappa dei problemi, in «Ragion Pratica», 28, 2007, pp. 219-276

Il diritto e la giustizia

“Cos’è che le piace del diritto?”

Tom Hanks, dal film Philadelphia

T. Ascarelli, Antigone e Porzia, 1955

Letture:

G. Pascuzzi, Il problema delle conseguenze delle decisioni, in G. Pascuzzi, Il problem solving nelle professioni legali, Il Mulino, Bologna, 2017, 216-220

G. Pascuzzi, Dell’uso della creatività, in G. Pascuzzi, La creatività del giurista. Tecniche e strategie dell’innovazione giuridica, Zanichelli, Bologna, 2018, 225-230

La rivoluzione incompiuta

Presentazione nell’ambito di #Policult

Intevista sul sito Letture.org


https://www.ledizioni.it/download/26281/



Se si domanda a una persona di buon senso «a chi appartiene la scienza?», la risposta più probabile è: «a tutti!».
Dietro il velo di una risposta istintiva e (apparentemente) superficiale si nasconde la storia dell’eterno conflitto tra apertura e chiusura della conoscenza, tra pubblicità e segretezza. Un conflitto che assume connotati peculiari nell’era digitale.
All’alba dell’era di Internet una parte della comunità scientifica ha coltivato la speranza di potenziare il discorso scientifico e l’uso pubblico della ragione creando una Rete democratica delle menti.
Questa speranza oggi appare minacciata dalla mercificazione della conoscenza e dalle forze che mirano ad accentrare il potere decisionale nelle mani di pochi. La scienza appare sempre più in crisi. L’apertura può curare la crisi in cui versa la scienza? Cosa significa scienza aperta? Le risposte contenute nel libro sono parziali e attengono al dilemma evocato nel suo titolo: diritto d’autore o proprietà intellettuale?

Law and Technology Consortium First Meeting 2019

May 6, 2019

Law and Technology Consortium

First Meeting 2019

(One slot: 10 min. presentation + 20 min. discussion)

University of Trento, Faculty of Law (Sala Professori, 2nd floor)                               Trento, 6-7 May 2019

Program

DAY ONE – May 6, 2019

Welcome of participants (8.45-9.00)

Opening (9.00-9.20)    

Introduction to LTC | Roberto Caso and Gideon Parchomovsky

Morning panels – Chair: Roberto Caso

Session I (9.20-10.50)

Gideon Parchomovsky, Abraham Bell | Restructuring Copyright Infringement

Alain Strowel | Reconstructing the Reproduction and the Communication to the Public Rights: How to Align Copyright with Its Fundamentals

Christopher Yoo | The Transformation of Transformative Use:  The Infiltration of Functionality into Copyright

Break (10.50-11.10)

Session II (11.10-12.40)

Daniel Goldenbaum | Copyright’s objective of promoting education in Canada: origin, evolution and challenge

Bartolomeo Meletti | The Game is On! – The quotation exception in UK copyright law

Katya Zakharov Assaf | Work, Identity, and the Regulation of Markets: A Study of Trademark Law in the U.S. and Germany

Lunch (12.40-13.40)

Afternoon panels – Chair: Gideon Parchomovsky

Session III (13.40-15.10)

Thomas Margoni | Text and data-mining in IP scholarship: A methodological perspective

Rossana Ducato and Alain Strowel | Limitations to Text and Data Mining for consumer empowerment: Making the case for a right to machine legibility

Break (15.10-15.30)

Session IV (15.30-16.30)

Christophe Lazaro | Predictive analytics and the law: coping with uncertain futures

Roberto Caso and Giulia Dore | From work (of authorship) to data: the final destination of copyright?

Networking session (16.30-17.30)

ALL – Follow up and discussion on the future of LTC

DAY TWO – May 7, 2019

Morning panels – Chair: Giuseppe Bellantuono

Session I (9.00-10.30)

Michael Janson | Wage Transparency in the Platform Economy

Marco Botta | The Interaction of EU Competition, Consumer and Data Protection Law in the Digital Economy. The Regulatory Dilemma in the Facebook Odyssey

Valentina Moscon | Online Intermediaries as a Vehicle for Acts of Unfair Competition and Trade Secrets Breaches: What a Liability within the European Legal Framework?

Break (10.30-10.50)

Session II (10.50-11.50)

Pierre-Emmanuel Moyse | Res Ipsa Loquitur (“the thing speaks for itself”): When The Writing Is In The Code. A reflexion on obsolescence by design

Giuseppe Bellantuono | The many faces of regulatory credibility

La libertà accademica e il diritto di messa a disposizione del pubblico in Open Access

In alcuni importanti Paesi Membri dell’Unione Europea sono state emanate, a partire dal 2013, leggi volte a conferire all’autore un diritto inalienabile e irrinunciabile di mettere a disposizione del pubblico in Open Access (OA), accesso aperto, su Internet la propria opera scientifica frutto della ricerca finanziata con fondi pubblici e precedentemente pubblicata con un editore commerciale.

L’istituzione di questo nuovo diritto d’autore – o meglio, di una nuova caratterizzazione del diritto di comunicazione e messa a disposizione del pubblico – è finalizzata a rendere praticabile una delle vie mediante le quali si raggiunge l’OA alle pubblicazioni scientifiche: la c.d. green road. Per via verde si intende quella forma di accesso aperto che si esplica nel deposito (c.d. self-archiving) presso archivi istituzionali o disciplinari ad accesso aperto di ciò che è stato in precedenza pubblicato con editori commerciali che chiedono un pagamento per la fruizione dell’opera (c.d. accesso chiuso). I Paesi che hanno normato la materia, novellando le proprie leggi sul diritto d’autore, sono: la Germania nel 2013, i Paesi Bassi nel 2015, la Francia nel 2016 e il Belgio nel 2018. Con diverse formulazioni tali normative mirano a blindare il diritto di messa disposizione del pubblico conferendogli i caratteri dell’irrinunciabilità e dell’inalienabilità. Si tratta di norme di natura imperativa: non possono essere derogate dal contratto. In particolare, vengono neutralizzate le eventuali clausole del contratto tra autore ed editore che fossero finalizzate alla cessione piena ed esclusiva del diritto messa a disposizione del pubblico. Sono altresì norme di applicazione necessaria, il tentativo dell’editore di aggirarle, mediante la scelta negoziale di una legge (nazionale) applicabile al contratto che non prevede il diritto di messa a disposizione del pubblico in accesso aperto, sarebbe vano.

Una recente proposta di legge italiana di iniziativa parlamentare si muove, dopo alcuni emendamenti, nella stessa direzione.

Il diritto di mettere a disposizione del pubblico in accesso aperto l’opera scientifica costituisce un importante presidio della libertà accademica.

Da un punto di vista storico, il diritto mira a ripristinare la libera circolazione (almeno) degli articoli scientifici che nella prima fase del diritto d’autore non veniva intaccata dal diritto di esclusiva.

L’idea è riemersa in Germania a partire dal 2005, quando si è iniziato a discutere di modificare la legge sul diritto d’autore per conferire all’autore un diritto inalienabile di rendere accessibile per finalità non commerciali il proprio articolo scientifico frutto di ricerche prevalentemente finanziate con fondi pubblici dopo sei mesi dalla prima pubblicazione.

Si tratta di un dispositivo giuridico che non garantisce la realizzazione della forma più avanzata di Open Access, cioè quella che si basa sulla concessione al pubblico di ampi diritti di riuso (c.d. Libre Open Access). L’autore che, dopo aver ceduto i diritti economici all’editore, torni nella disponibilità del solo diritto di messa a disposizione del pubblico non può concedere ampi diritti di riuso mediante una licenza Creative Commons estremamente permissiva. Non può, ad esempio, concedere al pubblico il diritto di trarre opere derivate.

In altri termini, il diritto di messa a disposizione del pubblico in OA è una soluzione compromissoria in un mondo ancora dominato dall’editoria scientifica commerciale.

Il tema perciò merita di essere trattato al fine di discutere i modelli normativi stranieri, la proposta di legge italiana e i possibili sviluppi futuri.

https://zenodo.org/record/2611105#.XJ835BNKjnU

https://iris.unitn.it/handle/11572/232939#.XKz19eszbnV

Il diritto d’autore accademico nel tempo dei numeri e delle metriche

Nella letteratura giuridica il tema del diritto d’autore sulle pubblicazioni scientifiche è stato esplorato più volte. Tuttavia, manca un approfondimento in chiave interdisciplinare della relazione tra due aspetti del diritto accademico: il diritto di paternità e i diritti economici. Di più, non è stato sufficientemente indagato l’impatto della commercializzazione della ricerca scientifica sull’academic copyright. Questo saggio si propone di iniziare a colmare, almeno in parte, le lacune ora evidenziate. In altri termini, lo scopo dello scritto è la ricostruzione di un puzzle i cui tasselli sono sparpagliati in riflessioni appartenenti a discipline scientifiche differenti. La tesi di fondo è che il diritto d’autore concernente i testi accademici subisce, nell’era attuale delle metriche e dei numeri, una distorsione che ne altera la natura e le funzioni. Tale distorsione è uno degli effetti della commercializzazione della ricerca scientifica.

Saggio in Open Access all’URL: http://hdl.handle.net/11572/210960

https://iris.unitn.it/retrieve/handle/11572/210960/205369/LTRP_36_Caso.pdf

Balancing Copyright

R. Caso, F. Giovanella (a cura di), Balancing Copyright Law in the Digital Age – Comparative Perspectives, Springer Verlag, Berlin, 2015

Table of contents: http://www.springer.com/cda/content/document/cda_downloaddocument/9783662446478-t1.pdf?SGWID=0-0-45-1487339-p176906018

Preface:  http://www.springer.com/cda/content/document/cda_downloaddocument/9783662446478-p1.pdf?SGWID=0-0-45-1487311-p176906018